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Il PD di Foggia sul voto consiliare di giovedì scorso: un “Pacchetto urbanistico” per la città e per spezzare la paralisi sregolata

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Il Partito Democratico di Foggia è orgoglioso di avere consegnato alla città regole dell’urbanistica finalmente leggibili e utilizzabili da tutti, a prescindere dai colori politici nella legittimità di tutti gli interessi, economici e sociali, connessi al settore cardine delle politiche pubbliche urbane.

L’approvazione dell’adeguamento del Piano Regolatore Generale tira fuori dalle chiacchiere e dalla convegnistica una questione che era scientemente paralizzata anche con il peloso appello alla necessità di avviare il processo del Piano Urbanistico Generale. Il centrodestra sapeva e sa che, senza l’adeguamento e senza le ricognizioni che hanno riguardato le aree produttive e le aree di insediamento commerciale, il Documento Programmatico Preliminare restava lettera morta e inutile sarebbe restato anche avviare l’iter di approvazione del PUG.

Il PD e il centrosinistra hanno rotto questo schema paralizzante riconoscendo che c’era un’urgenza indifferibile delle regole che si sommava a un bisogno di case e di servizi moderni maturato già da anni, da quando fu approvato un PRG che aveva esaurito la sua funzione dal giorno stesso in cui entrava in vigore.

I tempi della politica non possono più essere lasciati in balìa delle interdizioni interessate. Abbiamo avuto la responsabilità di coinvolgere tutto il Consiglio comunale, compresi i gruppi di minoranza. Il centrodestra ha abbandonato l’aula consiliare dopo avere approvato l’adeguamento del PRG, proprio quando era giunto il momento di decidere le prime concrete azioni incidenti sui bisogni dei cittadini, sulla congiuntura del principale settore economico della città e sull’equilibrio urbano.

Siamo orgogliosi di avere portato a conclusione, al termine di circa 9 ore di lavori consiliari, provvedimenti che serviranno alla realizzazione di 4.670 nuove case secondo criteri di qualità, sostenibilità e di equilibrio con il verde e i servizi. Come disse l’assessore Michele Salatto il 1° agosto scorso, da adesso scatta il «cronometro per la cancellazione dell'espressione “emergenza abitativa” dal vocabolario pubblico di questa città». I cittadini foggiani che vivono il maggior disagio dell'abitare in baracche e container avranno la priorità per l'accesso alle case pubbliche che i tre programmi approvati riusciranno a cantierizzare tra febbraio e marzo del 2009.

Con il recupero della dispersione volumetrica in “167”, per esempio, si restituisce all'Istituto Autonomo Case Popolari la volumetrie di cui aveva perso la disponibilità.

Con il bando sull'housing sociale il Comune si propone di ottenere 400 alloggi, sui 2.000 stimati come realizzabili attraverso la partecipazione al bando.

Sulle cosiddette “zone F” diamo esecuzione alla Legge regionale numero 12 che chiede, sostanzialmente, governare un esubero che, a Foggia, è risultato essere pari a 1 milione e 300 mila metri quadrati: sotto l’egida pubblica passerà sia il 70% delle aree che il 10% degli interventi edilizi.

 

Come si vede è il pubblico che detta le regole. Ma, se vuole esercitare questa funzione di controllo e vigilanza, il pubblico ha bisogno di agire con responsabilità. Chiedere un confronto allargato che si traduca in un voto consiliare con maggioranze qualificate, più largo cioè di quello assicurabile dalla maggioranza al governo, non può essere sinonimo di paralisi.

Governare significa non intasare il percorso che è doveroso compiano le istituzioni. Il presidente del Consiglio comunale, Emilio Piarullo, ha esercitato severamente i suoi poteri proprio per non trasformare l’aula consiliare nel teatro per comizi o sceneggiate da campagna elettorale.

Il PD sarà lì, nella Giunta e nel Consiglio comunale, solo per fare quello che ci chiede la città.

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