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10 coltellate stroncano la vita di Federica Ventura

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Ancora un ennesimo caso: 10 coltellate stroncano una giovane vita.

Non è possibile che nel 2018 persistano  casi di femminicidio, nonostante le diverse campagne di sensibilizzazione, corsi di autodifesa, Centri anti-violenza pronti ad accogliere vittime di abusi e maltrattamenti, anche se la mano dell’uomo è così ignobile nella tutela della propria Donna. Un ultimo caso è avvenuto a Troia, Comune della Provincia di Foggia, vittima una giovane studentessa di 40 anni Federica Ventura, con due bambini di 8 e 10 anni, anch’essi complici di quell’orrore familiare consumato davanti ai loro occhi attraverso le 10 coltellate inflitte alla madre  dal loro padre-carnefice Ferdinando Carella, di anni 47, come raccontano i media locali per “gelosia”, tanto da restare in uno stato di choc, e riportare su di sé una ferita inguaribile. Una notizia che ha scosso anche la comunità accademica ed il Dipartimento di Studi Umanistici in Foggia, dove Federica è stata tesista della Prof.ssa Antonella Cagnolati, titolare dei Corsi e Discipline afferenti alla violenza di genere, e Delegata del Rettore alle Pari Opportunità, la quale ha dichiarato, in una lettera aperta ai media locali:Ricordo molto bene Federica. La rivedo entrare nella mia stanza, in via Arpi, e discutere con me le correzioni da apportare alla sua tesi di laurea; le immagini da inserire; la scelta del colore della copertina. E tutto ciò avveniva solo poco più di un anno fa, 10 novembre 2016. La notizia della sua morte piomba nella nostra vita (in quella dell'intero Dipartimento) come un fulmine.

Mai il femminicidio aveva sfiorato così da vicino la mia vita e la nostra vita, i miei e i nostri affetti. Sì perché le studentesse diventano parte della nostra vita: le accogliamo, le curiamo, le seguiamo, spesso ascoltiamo i loro problemi e le confortiamo. Di Federica mi avevano sempre colpito – e spesso me ne chiedevo la ragione recondita – i suoi occhi tristi, velati, al punto che avevo intuito abissi di infelicità. Mi raccontava le sue aspirazioni: lo studio che aveva ripreso da adulta, il desiderio di lavorare come educatrice, l’amore per i suoi bambini. Negli ultimi tempi l’avevo vista spenta, assente, distratta e capisco solo ora la portata del suo disagio, del suo "non dire", non aprirsi, non svelare. Una giovane donna che non riusciva a trovare la forza di chiedere aiuto, che stava annegando nel suo dolore. Femminicidio. Quante volte sentiamo pronunciare questa parola, abbinata a nomi e cognomi di donne sconosciute che diventano immediatamente un gelido fatto di cronaca? Quando le persone sono vere, le hai viste, hai il loro viso impresso nei ricordi non puoi più tacere, non puoi non gridare: dobbiamo agire, dobbiamo far salire alta e forte la nostra voce per non far morire due volte, di odio e poi di oblio, queste nostre sorelle. Mi preme ribadire che da anni la nostra Università è attiva su questo fronte. Innumerevoli le iniziative, i progetti, il sostegno a tutto ciò che può favorire la consapevolezza e squarciare il velo di indifferenza su tali crimini efferati. Noi ci siamo. E non dimenticheremo (mai) Federica. ​ Il Femminicidio ha diversi volti: basta avere soltanto la forza ed il coraggio per mettere fine all’ignobiltà dell’animo umano, e non aver paura di denunciare: la miglior arma è parlare, quella peggiore tacere.

di Matteo Mantuano

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