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Foggia: 'Si, al gioco della vita, no alla balena azzurra'. Giovani, Fidatevi ed Affidatevi alla vita

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La psicologa clinica e forense Dott.ssa Ines Panessa

di Matteo Mantuano
Fotografie: A cura di Antonio Pio Mantuano

Foggia: “Si, al gioco della vita, no alla balena azzurra”
La psicologa clinica e forense Dott.ssa Ines Panessa, esperta in EMDR, ipnotista, ed  operante presso gli studi di Foggia, Bari, Troia, Milano, da sempre attenta alle problematiche giovanili, minorili, e femminili ha aperto un varco di approfondimento circa la tematica del Blue Whale, gioco di origine russa  della cosiddetta ” balena azzurra”, inventato dallo studente di psicologia  Phillip Budckein  consistente in una serie di atti di autolesionismo, i quali devono essere filmati dalla vittima su ordine del carnefice. Obiettivo dell’intervista è sensibilizzare le istituzioni educative in primis la famiglia che, secondo l’esperta è ”la prima agenzia educativa per la costruzione di un sé sicuro” affinchè questi  aiutino gli adolescenti a vivere il momento presente, e soprattutto evitino  che si espongano alle  manipolazioni dei carnefici.
 
“Dott.ssa ormai è di moda il Blue Whale: ci può spiegare in cosa consiste questo macabro gioco?”
“E’ una manipolazione che si aggancia alle personalità fragili, una moda condivisa nella società adolescenziale”: consiste nell’esecuzione di  una serie di rituali con durata 50 giorni come ad esempio:  tagliarsi la mano e inviare la foto al tutor, alzarsi ogni giorno alle 4.20 e iniziare la giornata guardando video, tagliarsi il braccio lungo la vena più visibile per tre volte, in modo non troppo profondo e inviare foto, disegnarsi sul braccio la balena, Incidersi su una gamba la parola “Yes” se si è pronti ad essere una balena.
 
“Quali sono secondo Lei i motivi che spingono i giovani ad intraprendere questo atroce destino?”
“L’adolescenza è un età difficile di per sé” che consiste nella continua ricerca di un sé non  ancora strutturato. E’ una fascia d’età che presenta una certa fragilità, ed è funzionale allo sviluppo della personalità. In quel periodo tutto può accadere: nei soggetti più fragili si crea un vissuto di vittimismo, assoluta passività, rispetto alle personalità forti che non hanno un mito da emulare. Sia l’autore che le vittime hanno delle fragilità tipiche della loro fascia d’età.
 
“Quali sono le fragilità che presentano sia vittima che carnefice?
Sono già caratteristiche di questa fascia d’età, ma le stesse possono essere rinforzate da un vissuto famigliare, formato da genitori fragili, separazioni, lutti, divorzi, predisponendo l’individuo ad una personalità fragile. L’individuo dunque, cerca le sue conferme al di fuori del contesto famigliare, perché già in adolescenza i genitori vengono considerati una sorta “di Edipo”, perché vogliono riprodurre i propri modelli. Il soggetto fragile segue “una sorta di forza maggiore” per essere superiore alle proprie fragilità.
 
“Cosa intende con il concetto di forza maggiore?”
Con il concetto di forza maggiore intendo un individuo che è al di fuori del contesto famigliare. Non soltanto un amico, anche un adulto può essere un punto di riferimento. La prevenzione va eseguita verso gli adolescenti, meno sicuri  per la costruzione di una personalità forte. Non è l’adolescente che va curato, ma le figure di riferimento, affinchè queste possano collaborare per la costruzione di un sé maturo.
 
Quali sono i segni che mostrano le vittime del Blue Whale?”
I segni che mostrano le vittime di Blue Whale sono: la fragilità, l’introversione, il vittimismo.  Questo atteggiamento molto accomodante, eccessiva comprensione denotano una passività, predisponendo l’adolescente ad una  sorta di candidatura per il  ruolo di vittima.
 
“Come aiutare i giovani a vivere il momento presente, il cosiddetto Qui ed Ora?”
Penso che questi giovani debbano essere maggiormente aiutati ad esprimere le proprie emozioni. Devono avere la certezza di poter contare su  uno spazio emotivo presente nello adulto, con il quale  poter esprimere le proprie emozioni. Di solito vivono nella condizione di giudizio. L’adulto non è soltanto colui che da la vita, anche colui che accetta le emozioni dell’adolescenza.
 
“Quali sono i consigli che offre ai genitori affinché non si pratichi questa moda?”
Il consiglio che posso offrire ai genitori è di poter creare una condizione di dialogo con il proprio figlio, dove il dialogo è inteso con la creazione di un canale per la  comunicazione emotiva. Qualora non ci sia la possibilità di creare questa condizione, invito caldamente i genitori a rivolgersi agli esperti, come gli psicologi, i quali non devono essere visti non come un tono da temere, ma un aiuto all’interno del processo educativo.

“Invece agli adolescenti?”

“Adolescenti, Aiutate voi stessi gli adulti “a creare un dialogo proponendolo senza essere giudicati. , perché di solito essi hanno paura di sbagliare per aiutare questo adolescente in crescita. “

Qual è il  ruolo della scuola?”
La scuola ha un ruolo importante per la salvaguardia, purtroppo oggigiorno  non viene fornita la possibilità di esprimere le funzioni educative. Bisogna fidarsi ed affidarsi: questi sono i concetti fondamentali della collaborazione tra famiglia e scuola sugli obiettivi comuni. Purtroppo non tutti decidono di partecipare agli incontri scuola-famiglia, perché sono presi da impegni, e talvolta proprio quelle famiglie impegnate sono quelle che necessitano di maggiori attenzioni. Genitori fidatevi ed affidatevi all’istituzione scuola, affinché si possa creare collaborazione tra le istituzioni per migliorare la società”.
 
Per maggiori informazioni ed appuntamenti
Dott.ssa Ines Panessa
Cellulare: 338.8689013
Telefono: 0881.369503

Mail: segreteria@inespanessa.it

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