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Natale: festa della Luce

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Il Natale, oggi, non appartiene più solo alla comunità cristiana, ma a tutti gli uomini, in quanto è una festa diffusa in tutti i continenti. Ha assunto un significato universale e allo stesso tempo trasversale. È la festa dell’Uomo, di Gesù Cristo; è la festa della Luce 
La festa del Natale resiste e va sempre più diffondendosi, nonostante le leggi del mercato capitalistico ne stiano modificando profondamente il significato affettivo e soprattutto spirituale.
Ogni Natale ci riporta nella dimensione del mito e del rito, un rito collettivo che ravviva sulla terra luci e speranze; ogni anno si prepara il presepe e si addobba l’albero, si ripercorrono le strade della memoria, si ritrovano i gesti appresi fin dall’nfanzia e si rinnova con le varie età della vita tramandandosi di generazione in generazione.
Questa festa continua a coinvolgerci perché ha radici profonde, che evocano dimensioni quasi dimenticate e parla un linguaggio di cui abbiamo smarrito l’alfabeto, ma di cui l’anima conserva ancora qualche eco.
È la festa che canta il dono della vita: la nascita di un bimbo che vagisce in una misera grotta.
Oggi, però, sotto la spinta di un consumismo edonista rischia di perdere il significato spirituale per ridursi a mera occasione commerciale di acquisti e scambi di doni.
Solo se riusciamo a spogliarlo delle incrostazioni consumistiche e materialistiche, il Natale diventerà un’occasione per accogliere il messaggio di speranza che promana dal mistero della nascita di Cristo.
Bisogna prepararsi al Natale con umiltà e semplicità, disponendoci a ricevere in dono la luce, la gioia e la pace, che da questo mistero si irradiano.
Bisogna accogliere il Natale di Cristo come un evento capace di rinnovare oggi la nostra esistenza, in modo che l’incontro con il Bambino Gesù ci renda persone che non pensano soltanto a se stesse, ma si aprono alle attese e alle necessità dei fratelli.
 
 
 
U Natale ka éje?
Natale tenerume éje
p’u jìre, aùsà p’u presènde,
speranze p’u ‘vvenì. Si Natale
ne nge starrìje, l’òme ‘mmendà
l’avarrìje pekkè Natale
éje kum’a nu bèlle mumènde.
Nu mumènde jendile, ka pjace,
karetatèvele è addedekate
ò’ perdune. Si kuiste ngape stà,
dind’a nuje arrenasciarrà
u Sarvatòre è ssóp’a nuje
u raje de nu brellòkke d’u cile
lustrekarrà ka purtarrà
‘na fajìlle de speranze p’u munne.
U Natale pessèmbe avarrìja
èsse, ne nzurtande pe nu jurne.
U amà, u kunnevide, u dà,
ne nzònne da mètte da parte
akkum’è luce è i file durate
nda kakkè sckatele de kartòne.
U béne kè a l’avete se fà,
béne éje k’a nuje stèsse se fà.
Si putarrìje, u spirde d’u Natale
dind’a nu buatte u mettarrìje
p’u terà fóre nu póke a’ vóte:
jurne dòppe jurne, mése dòppe mése!
 
 
Che cos’è il Natale?
Natale è tenerezza
per il passato, coraggio per il presente,
speranza per il futuro. Se il Natale
non esistesse, l’uomo inventare
lo dovrebbe perché Natale
è come un bel momento.
Un momento gentile, piacevole,
caritatevole e dedicato
al perdono. Se nella mente ciò c’è,
dentro di noi rinascerà
il Salvatore e su di noi
il raggio di una stella
brillerà che porterà
un barlume di speranza per il mondo.
Il Natale per sempre dovrebbe
essere, non solo per un giorno.
L’amore, il condividere, il dare,
non sono da mettere da parte
come le luci e i fili dorati
in qualche scatola di cartone.
Il bene che si fa agli altri,
è bene che si fa a noi stessi.
Se potessi, lo spirito del Natale
in un barattolo lo metterei
per tirarlo fuori un poco alla volta:
giorno dopo giorno, mese dopo mese!


                 Pasquale Zolla

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