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Poesia di P. Zolla, San Giacomo Maggiore Apostolo

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Giacomo di Zebedeo, detto anche il Maggiore, nacque a Betsaida da Zebedeo e Salome. L’apostolo Giovanni era suo fratello; fu, anche lui, uno dei dodici apostoli di Gesù.  È detto Maggiore per distinguerlo dall’apostolo omonimo, Giacomo di Alfeo detto il Minore.
Secondo i Vangeli sinottici Giacomo e Giovanni erano pescatori e si trovavano con il padre sulla riva del lago di Tiberiade quando Gesù li chiamò per seguirlo.
L’incontro avvenne subito dopo il Battesimo di Gesù, probabilmente nell’anno 28 (o 31 secondo alcuni). Ai due si unirono quasi subito i rispettivi fratelli, Giacomo e Simone (Pietro).
Insieme agli altri apostoli accompagnarono Gesù durante la sua vita pubblica, e alcuni episodi mostrano come Giacomo facesse parte della cerchia dei tre più fidati.
Con Pietro fu testimone della trasfigurazione, della resurrezione della figlia di Giairo e dell’ultima notte di Gesù al Getsemani, dove vide come il Figlio dell’Uomo si umiliò, facendosi obbediente fino alla morte.
Dopo la morte e la resurrezione di Cristo, Giacomo assunse un ruolo di spicco nella comunità cristiana di Gerusalemme.
Stando al Vangelo secondo Marco, Giacomo e Giovanni furono soprannominati da Gesù figli del tuono, per sottolineare l’inesauribile zelo di cui erano dotati, ma anche il loro temperamento impetuoso.
Secondo gli Atti degli Apostoli fu messo a morte dal re Erode Agrippa. 
Dopo la decapitazione i suoi discepoli trafugarono il suo corpo e riuscirono a portarlo sulle coste della Galizia.
Il sepolcro contenente le sue spoglie sarebbe stato scoperto nell’anno 830 dall’anacoreta Pelagio in seguito ad una visione luminosa.
Il vescovo Teodomiro, avvisato di tale prodigio, giunse sul posto e scoprì i resti dell’apostolo. Dopo questo evento miracoloso il luogo venne denominato “campo della stella”, dal quale deriva l’attuale nome di Santiago de Compostela, il capoluogo della Galizia.
La celebrazione della festa di San Giacomo Maggiore Apostolo, nella mia Città, avviene il 25 di luglio presso l’omonima parrocchia, sita nella piazza al Santo intitolata.
 
 Giakume: u ‘pòstele cchjùggranne 
Da Ggesekriste k’u frate chjamate,
a ‘rréte i jìje sènza prufferì 
paróle tande ka destemune fuje
de merakule gruss’assaje da Ghisse
fatt’è ppure d’a nòtte ka u pegghjajene.
Kuanne Ggesù è descippule decìje
ka ò munne éve venute nnò p’èsse
servute, ma pe ssèrv’è ‘a vita suje
dà nd’u reskatte pe tande assaje,
i addummannaje luke speciale
nd’u règgne suje p’i figghje ka s’èvene
ditte prònde a vvéve u bbekkire
ka Ghisse vevute avarrìje.
È Ggiakume u vevarrà èkkume
kuillu bbekkire; u prime ‘pòstele
martere fuje, accise de spate
durande ‘a perzekuzzjòne, vulute
da ‘Ròde Aggrippe, d’i krestjane.
A ttè, ò Sangiakume, kumbattende
mbengibbele, t’addummann’u stimmele
è ‘a prutezzjòne pe apputè suprà
tutt’i próue tòst’assaje kè a ‘nnanze
me s’appresendèjene nd’u jì d’a vita mìje.
 
 
Giacomo, l’Apostolo Maggiore
Da Gesù Cristo assieme al fratello chiamato,
lo seguì senza proferire
parola tanto che divenne testimone
di molti e grandi miracoli da Lui
fatti e anche della notte al Getsemani.
Quando Gesù disse ai discepoli
che era venuto al mondo per non essere
servito, ma per servire e la sua vita
dare in riscatto di tanti,
gli chiese posti speciali
nel suo regno per i figli che si erano
detti pronti a bere il calice
che Lui avrebbe bevuto.
E Giacomo lo berrà e come
quel calice: il primo Apostolo
martire fu, ucciso di spada
durante la persecuzione, voluta
da Erode Agrippa, contro i cristiani.
A te, o San Giacomo, combattente
invincibile, chiedo lo stimolo
e la protezione per poter superare
tutte le prove durissime che dinanzi
mi si presentano nel percorso della mia vita.
 
      Pasquale Zolla

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