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Lucera: denuncia violenze, quello che le donne non dicono, ma fanno

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Spazio dedicato a voi lettori, alle vostre considerazioni ed esempi di vita, come quello oggi raccontato da questa lettrice.

Questa è la storia di una sonnacchiosa Lucera, di una donna che rientra a casa dopo una mattinata passata a scuola e di un pomeriggio di primavera.
Questa è la storia di una donna, R. (iniziale fittizia), che ogni giorno si sforza con ogni mezzo di insegnare ai suoi alunni il rispetto per le diversità. R.in un pomeriggio di maggio viene prima molestata con una bella botta sul culo, di quelle che fanno male all'anima prima ancora che al corpo, e poi presa a colpi di bastone da un tizio che lei conosce approssimativamente. Una di quelle conoscenze superficiali, approssimative come ce ne sono tante in un paesone. Questa è la storia di un ispettore di polizia che raccoglie la denuncia con lo sguardo basso quasi a dire che la denuncia rimarrà sulla scrivania, ad ingrossare la pila di fascicoli perchè i casi di violenza sulle donne scottano, quasi intimoriscono; è mortificato il poliziotto perché spesso la burocrazia blocca il suo lavoro ed elementi socialmente pericolosi girano indisturbati a piede libero. Ed è questo meccanismo inceppato che apre la porta alla violenza.

Questa è la storia di una città che si appresta ad eleggere un nuovo sindaco, una città amministrata non già da uomini ma al maschile; una città focalizzata su PUG, bilancio e occupazione. Tutti argomenti fondamentali per una comunità, sia chiaro, ma non si può limitare l'azione politica alla ragioneria e all'architettura. Mai una parola è stata pronunciata sulle politiche di genere, laddove le politiche di genere non sono le "quote rose" e la doppia preferenza previste dalla legge elettorale e non è neppure l'assessorato dato ad una donna più per evitare un ricorso al TAR che per reale convinzione. Non sono queste le politiche "rosa" che interessano, interessa la figura della donna e il rispetto del suo corpo al centro dell'agire politico. Non si è sentito nessuno parlare di centri antiviolenza, educazione al rispetto del corpo delle donne, nessun accenno programmatico ogni genere di violenza. I candidati sindaco prima lanciarsi in facili proclami e appelli al voto dovrebbero dire cosa intendono fare, da amministratori, contro la violenza sulle donne. Un primo passo potrebbe essere aderire alla convenzione NO MORE! sarebbe un gran bell'inizio.
Questa è la storia di una città inerte, male amministrata e mal gestita; è la storia di sette candidati alla carica di sindaco che hanno già perso.
Questa è la storia di una donna di quarant'anni che ha denunciato "per me e per le altre donne" e ha già vinto.

Lucilla Calabrìa

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