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DOPO UNA DOCENTE, UN GIOVANE SCRIVE AI COETANEI

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Da un nostro lettore, Leonardo Renzone, riceviamo e pubblichiamo una missiva accorata e attagliata alle recenti manifestazioni di piazza contro eventuali tagli governativi alla scuola statale. Per dovere di cronaca informiamo che la lettera firmata è pervenuta in redazione mercoledì scorso 21 novembre. Abbiamo inteso pubblicarla a chiusura di un’intensa fase di proteste studentesche.

“Ringrazio fin d’ora chi pubblicherà questa lettera. Che Dio mandi fuori dal mio Paese non chi non la pubblicherà, ma chi non tratterà i suoi contenuti.
Ho 22 anni. sono Lucerino. Già diplomato. Non mi rivedo pienamente in nessuna ideologia politica. Mi chiedono perché ultimamente mi ritrovi spesso davanti le scuole che in questi giorni sono state occupate. Rispondo semplicemente dicendo loro che non stanno combattendo solo per i loro diritti, ma che lo stanno facendo anche per i miei, per quelli di mia sorella e mio fratello, per quelli che, semmai ci saranno, dei miei figli e nipoti. Si stimano tagli di 150 milioni di Euro per la scuola statale e finanziamenti di 220 milioni di Euro alle scuole private. Viene abbondantemente tagliata la pubblica istruzione per “aiutare” gli istituti già sorretti dai privati e dalle faraoniche tasse degli studenti. Con la legge Aprea si andrebbe praticamente all’apertura dei privati alle scuole che potranno entrare nel consiglio d’amministrazione (esatto... niente più consiglio d’istituto... ma il CDA come una vera e propria azienda privata) e verranno tolti la maggior parte dei diritti studenteschi. Si cercherà di privatizzare quello che di pubblico è rimasto. Vogliono far diventare l’istruzione una cosa per pochi eletti. Per i social network gira la frase: “un popolo ignorante è molto più facile da governare” ed è proprio questo a quello che si punta. Ci sono casi di occupazione e autogestione a Milano, Roma, Latina, Palermo, Genova, Bologna, Venezia, Verona, Mestre, Padova, Ostia, Bari e tante altre città piccole e grandi. Non c’è un solo telegiornale che ne parli. C’è “stato di agitazione” nelle scuole da Nord a Sud e non c’è un tg di caratura nazionale che ne dia mezza notizia. La censura esiste ed è anche questa. La contraddittorietà di questa legge, e dei suoi possibili effetti, si denota nell’articolo 34 della Costituzione, che cita il diritto all’istruzione, e dall'articolo 26 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani dell’Onu. Eppure qua la vita va avanti. La maggior parte delle persone preferisce parlare di altro. Altri ancora addirittura criticano. Conosco personalmente tante di quelle persone che parlano di rivoluzione e che ancora non ho visto davanti le scuole a dare una mano. Io personalmente non sono uno dei 12/13 che hanno occupato il Bonghi o qualche altra scuola, ma sarei stato in prima linea con loro se ne avessi avuto la possibilità e il mio contributo seppure minimo lo rendo orgogliosamente ormai da lunedì. La “pratica”, com’è giusto che sia, deve appartenere agli studenti del proprio istituto, ma il dovere dei 35000 residenti a Lucera è quello di aiutare e appoggiare questi ragazzi. L’attore Paolo Rossi ha detto: “il pubblico è un tifoso, non è molto preparato, soprattutto sui problemi che poi lo riguardano, vota da casa, applaude, si indigna e poi va a dormire”. Lo stesso accade per il lucerino. Non sa cosa sta succedendo al governo e del perché ci sono le occupazioni, decide se la cosa è giusta o sbagliata e di conseguenza applaude e critica, e poi va a dormire. Fa un po’ rabbia pensare di combattere anche per i diritti di queste persone. Ma fa orgoglio sapere di non appartenere a loro. Ci sono anche persone, genitori e professori che stanno aiutando incessantemente questi ragazzi. Onore a loro. “Non possiamo pretendere che le cose cambino se continuiamo a fare le stesse cose” diceva Einstein. Bisognerebbe occupare anche gli asili, ma ormai siamo circondati da una generazione di genitori ultratrentenni “pappamolli” (non me ne vogliano i pochi genitori citati qualche rigo fa). Una generazione che stranamente è cresciuta nell’età delle rivoluzioni scolastiche e che ce le ritroviamo oggi così, che invece di invogliare i ragazzi a combattere per i propri diritti, impongono loro di stare lontane da queste cose. Persone che cercano di buttarti nel pessimismo totale, nella sicura inefficienza delle tue azioni. Eh no... la mia vita sarà incentrata a non diventare come voi. Questi ragazzi mi hanno... scusatemi... ci hanno fatto vedere che la gioventù non è ancora del tutto bruciata”.

Leonardo Renzone

Da compulsare: Lettera aperta della professoressa Adelia Mazzeo docente al 'Bonghi' di Lucera

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