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Quella delibera è un vero autogol politico

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Far passare quella presunta delibera bavaglio, come è stata definita,  è stato un vero autogol politico o, se volete, un regalo alla parte avversa.  Nel calcio l’autogol o autorete è quella azione suicida che porta a farsi gol da soli, cioè a danno della propria porta. E l’Amministrazione comunale di Lucera, più o meno, ha fatto questo. Non ci dilunghiamo sugli aspetti giuridici e di opportunità già abbondantemente trattati e sviscerati dagli altri, anche in considerazione del fatto che si tratta di temi che non trovano gradimento presso l’opinione pubblica, che ha ben altre cose a cui pensare in questo momento. C’è gente che non riesce a portare il pane a tavola, figuriamoci se può perdere tempo a discutere su queste cose da casta. L’Amministrazione non aveva alcun comprensibile motivo politico per accendere un fuoco che, prima o poi, incendierà quello che resta  della  consiliatura, che, come è noto, ha una vita di appena un paio di anni. Contro si sono schierati non solo quelli dell’opposizione (il che può essere comprensibile), ma anche il mondo sindacale che, pur non avendo particolari simpatie per la stampa, ha espresso piena solidarietà. Superfluo dire che abbiamo fatto una pessima figura anche fuori delle mura amiche. Tutto questo è accaduto proprio mentre il PDL, partito di maggioranza relativa, stava facendo il massimo sforzo per ricompattarsi e darsi finalmente una regolata in vista delle prossime elezioni amministrative, con lo scopo soprattutto di recuperare qualcosa di quanto è stato perduto per strada a causa dei continui litigi che hanno caratterizzato l’attività del partito.
L’indicazione di Gianni Pitta marciava proprio in questa direzione, dopo che altri si sono cimentati nel ruolo senza successo.  Ovviamente, dando compattezza e slancio al PDL si pensava anche si stipulare una sorta di patto di fine legislatura per recuperare un po’ del tempo perduto, dando una accelerazione a quei progetti abbozzati, sviscerati, ma rimasti nel cassetto. Naturalmente era questo solo un proposito, ma doveroso e nobile. Il problema era di trovare la quadratura del cerchio, anche attraverso il concorso delle altre espressioni politiche, piuttosto variopinte e ballerine, che sostengono un defaticato Pasquale Dotoli. Insomma, valeva la pena tentare, pur con tutte le cautele del caso, posto che durante questi tre anni di gestione Dotoli i colpi di scena non si sono fatti mancare, come pure i capovolgimenti delle situazioni all’ultimo momento. In questo quadro, fatto irrompere un argomento non necessario e piuttosto indigesto per la stampa, è stato un atto, riteniamo, di irresponsabilità o ingenuità politica. Vedrete che gli amministratori dovranno presto subire il rinculo di questo provvedimento, che sa molto di limitazione della libertà di stampa, di opinione, di espressione, di democrazia. Sarebbe il caso che qualcuno eliminasse tutte le perplessità che persistono attorto a questo caso che, a dir poco, si potrebbe definire paradossale.
Perché, è vero che i politici sono di quanto più imprevedibile  possa esserci sul mercato, ma pensiamo che  tutto sommato ci deve essere una ragione di fondo che ha indotto la Giunta a varare l’atto bavaglio, una ragione che a noi, poveri mortali, sfugge, ma che dovrebbe esistere. Che poi debba o possa essere discutibile è un altro paio di maniche. Insomma, stendiamo a credere gli amministratori si siano voluti condannare al suicidio per il solo gusto di farlo o per dispetto. A noi, da questa postazione, delibera o non delibera bavaglio, continueremo a fare quello che abbiamo sempre fatto: portare i fatti alla luce, cercando, per quanto ci è possibile di commentarli. Sempre con la massima apertura al contraddittorio e usando toni che non mortifichino la moralità dei politici, che, peraltro, già fanno di tutto per guastarsela con le proprie mani. E’ questa una raccomandazione che facciamo sempre anche a quanti intendono relazionarsi con noi, convinti che nella scambio delle opinioni è possibile avvicinarsi alla verità. Forse!

a.d.m.

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