CULTURA Mostre         Pubblicata il

Mediterraneo è Cultura: partito Festival della Letteratura Mediterranea

condividi


L’Associazione Mediterraneo è Cultura nasce a Lucera nel gennaio del 2003 dalla forte volontà di un gruppo di persone che in modi diversi operano nella promozione della cultura.
In questi anni, il suo scopo principale è stato quello di promuovere la cultura, in tutte le sue forme, con particolare interesse per i Paesi dell’area mediterranea ed europea.
L’Associazione è organizzatrice e promotrice di iniziative culturali tra cui il “Festival della Letteratura Mediterranea”
che si tiene ogni anno nella seconda metà di settembre nelle piazze e nelle corti più belle dell’antica città di Lucera, nel cuore del Tavoliere delle Puglie.
Sin dal 2003, anno della sua prima edizione, il Festival ha posto al proprio centro la cultura e la letteratura nelle sue più diverse declinazioni, cercando di raccontare e valorizzare lo spirito e le anime dei popoli del Mediterraneo.
Nei giorni del Festival, Lucera, diventa crocevia di incontro e dialogo tra autori e lettori intorno ai temi universali della cultura mediterranea.
Oggetto di numerosi riconoscimenti - tra i quali la Medaglia della Presidenza della Repubblica - è ormai diventato un appuntamento fisso per tutti gli amanti della letteratura. In questi anni e con nove edizioni all’attivo, il festival ha cercato di raccontare e di esaltare lo spirito e l’anima delle popolazioni che animano il bacino Mediterraneo.
Quella del 2012 - in programma dal 19 al 23 Settembre - è la decima edizione, che sarà al contempo celebrativa e di rinnovamento: un’occasione sia per raccogliere le esperienze vissute in questi anni, sia per porre nuove questioni e spunti di riflessione sullo stato attuale della cultura e della letteratura nel Mediterraneo.
Parte integrante del processo di rinnovamento è il nuovo direttivo, autore e organizzatore di questa edizione decima edizione: la direzione artistica è affidata a Luciana Apicella e Annalisa Mentana, coadiuvate dal lavoro di ufficio stampa di Berenice Di Matto e Francesca Faccilongo; per quanto riguarda l’organizzazione logistica e amministrativa, il compito è portato avanti da Modestina Cedola e Nicola Faccilongo. L’intero lavoro, ovviamente, è coordinato dal Presidente dell’associazione, Marco Terenzio Barbaro.
Questa edizione sarà anche la prima totalmente ”social”: tutti gli incontri saranno ”raccontati” in diretta via Twitter(@med_cultura) e Facebook (con la pagina “Festival della Letteratura Mediterranea”), con foto e impressioni in tempo reale non solo degli autori ma anche del pubblico che interverrà. Inoltre, è stato appena attivato un canale Youtube (Mediterraneo Cultura) dedicato proprio al nostro festival, dove saranno pubblicati video degli incontri,interviste in esclusiva agli autori e retroscena davvero interessanti.
L’intenzione è proprio quella di non lasciare nulla al caos, di sfruttare ogni mezzo a disposizione per raccontare il festival e i suoi protagonisti.
Vi invitiamo a partecipare, di persona oppure via web, per vivere un esperienza davvero suggestiva.


Berenice Di Matto
Francesca Faccilongo


Lucera, 19 - 23 settembre 2012
Fin dalla prima edizione del Festival gli scrittori e gli intellettuali, che si sono avvicendati nei tanti incontri svoltisi in questi dieci anni, hanno ricostruito e ampliato temi universali della cultura mediterranea, offrendoci pensieri, idee e suggestioni. In questo anno, per noi, di festa e di traguardi, abbiamo voluto che al centro di quei tanti pensieri e suggestioni ci fossero gli scrittori in prima persona e il loro lavoro. La scrittura, esercizio e arte nobile del pensiero, assume oggi forme e contenuti ampi, non appare più elitaria ma bensì aperta e slegata da canoni consuetudinari di pubblicazione e diffusione. Una bulimia narrante, parrebbe, che apre interrogativi e discussioni, non solo sulla natura dell’intellettuale ma soprattutto sul naturale mezzo con cui esso opera: la parola.
Spesso sottovalutata, la parola diviene preda facile di distorsioni e abusi lessicali, spesso sfugge alla mano di chi la usa dimenticandone le potenzialità e la svilisce a puro involucro, senza che contenga più alcun senso. Il Festival vuole dare di nuovo dignità alle parole, ergendole al loro ruolo di veicolo e corpo dei pensieri. La formula scelta per titolare questa decima edizione, “Liber-e parole”, rappresenta la chiave dei nostri appuntamenti, di cui sia i libri che le parole sono i protagonisti. Nostalgia o urgenza, occorre forse tornare a un’idea originaria della funzione della scrittura, senza escludere le nuove frontiere che l’evoluzione tecnologica ci consente, ritessendo quel fil rouge tra letteratura come esercizio di stile e letteratura come mezzo sociale. In questo percorso, snodato tra gli interventi degli scrittori nostri ospiti, procederemo dal generale al particolare, da come nasce la necessità di scrivere alla comprensione delle parole. Il lavoro, la creatività, il ricordo, gli affetti, l’identità: saranno queste alcune delle parole su cui rifletteremo, rappresentative di tematiche in continua evoluzione e simboli di dinamiche umane tra le più intime e basilari. Cercheremo di descriverle e di capirle, aprire la mente e lasciarci affascinare dai grandi scenari che una semplice parola può nascondere.

Mercoledì 19 settembre
Ore 19.00 Cortile Palazzo Vescovile
Apertura del Festival con la presenza dell’Assessore Regionale al Mediterraneo Silvia Godelli e saluto delle Autorità.
Ore 19.30 Antonio Pascale, autore italiano, presenta ”La manutenzione della cultura”, conversazione multimediale.
Un personaggio epico e antico: l’Agricoltura. La storia dell’evoluzione delle pratiche agricole e i cambiamenti delle colture segna il rapporto dell’uomo con l’ambiente e pone le basi del rapporto dell’uomo con la scienza. Antonio Pascale ci propone un racconto diverso del nostro presente, andando oltre le tematiche ecologiste o ambientali, ne supera i confini e profila un’analisi ampia in cui l’attività cognitiva dell’uomo procede nella sua evoluzione di pari passo con quella delle colture. In un oggi in cui è urgente ricercare nuove prospettive per garantire la sostenibilità del nostro ecosistema, quali tipi di decisioni occorre prendere per salvaguardare la nostra cultura?
Antonio Pascale vive prima a Caserta, poi a Roma, dove attualmente lavora al Mipaaf. Ha pubblicato tra l’altro:
La manutenzione degli affetti (Einaudi, 2003), Passa la bellezza (Einaudi, 2005), S’è fatta ora (Minimum Fax, 2006), Qui dobbiamo fare qualcosa. Sì ma cosa? (Laterza, 2009), Democrazia: cosa può fare uno scrittore? (Codice, 2011). Ha curato la raccolta di racconti The best off 2005 per Minimum Fax. Collabora con «Limes», la rivista «Le Scienze», Il Corriere della Sera, lo Straniero e il Mattino. Si occupa inoltre di divulgazione scientifica e scrive per la rivista di agricoltura «Karpos». La sua ultima uscita è Pane e pace. Il cibo, il progresso, il sapere nostalgico (Chiarelettere, 2012).

Giovedì 20 settembre
Ore 9.30 Istituto Bozzini-Fasani
Antonio Ferrara - autore italiano per l’infanzia e l’adolescenza - incontra gli alunni delle Scuole Primarie di Lucera.
Antonio Ferrara presenta Pane arabo e parole (Falzea, 2010), una delicata e ironica metafora dell’accoglienza narrata ad altezza di bambino. Nadir è un bambino marocchino che deve fare i conti con i pregiudizi di un uomo adulto che crede che uno straniero sarà sempre un estraneo, condannato a non imparare mai a parlare o a comportarsi come un italiano. Una storia sull’importanza di saper parlare bene la propria lingua, ma anche la lingua del paese che ti ospita, sull’importanza di conoscere le parole giuste per esprimere i propri pensieri e le proprie emozioni.
Antonio Ferrara è nato a Portici nel 1957 ma vive a Novara. Ha compiuto studi artistici e lavorato per sette anni presso una comunità alloggio per minori. Tiene laboratori di illustrazione e scrittura creativa per ragazzi e per adulti presso scuole, biblioteche, librerie, associazioni culturali e case circondariali. Autore e illustratore di numerosi libri per ragazzi, ha pubblicato, tra gli altri titoli: Come i pini di Ramallah (Fatatrac, 2003), Il bambino col fucile (Città Aperta, 2007), Pane arabo a merenda (Falzea, 2007), Batti il muro. Quando i libri salvano la
vita (Rizzoli, 2011), Ero cattivo (San Paolo Edizioni, 2012).

Ore 11.00 Istituto Bozzini-Fasani
“Pane, albero e parole” - Laboratorio di scrittura creativa con gli alunni delle Scuole Primarie ideato e condotto da Gerardo Di Feo.
La parola è vita, come il pane, come gli alberi. Il laboratorio di scrittura creativa “Pane, albero e parole” pone al centro dei lavori le parole come input creativo per pensare l’altro in una cornice interculturale. Il laboratorio si avvale della presenza dello scrittore Antonio Ferrara, autore del libro Pane arabo e parole da cui il laboratorio trae ispirazione. A termine dell’attività creativa il laboratorio prevede una performance espressiva realizzata con i bambini delle scuole primarie lucerine che vedrà la composizione di un grande “Albero delle parole” in Piazza Matteotti.
Gerardo Di Feo, storico dell’arte e curatore, si occupa di laboratori didattici per l’infanzia collaborando con enti museali e di formazione. É docente di scrittura creativa nelle scuole di Puglia e dal 2008 porta avanti il progetto itinerante “La città Gi-oca-ta” sul potere formativo dell’ambiente urbano.
Ore 19.00 Piazza Lecce
Filippo La Porta, autore italiano, a colloquio con Davide Orecchio
Inventare con le parole la realtà attingendo all’immaginazione oppure descrivere ciò che è già reale: il primo compito spetterebbe alla narrativa, il secondo alla cronaca. Ma cosa accade quando la scrittura giornalistica, che dovrebbe limitarsi a riportare “il fatto”, manifesta velleità sempre più letterarie? Filippo La Porta nel suo saggio Meno letteratura per favore! (Bollati Boringhieri, 2010) ritiene che il rischio sia quello di sconfinare irrimediabilmente nella finzione, di fornire un’immagine sempre più mediata del reale, edulcorata o peggiorata a seconda del risultato che di volta in volta si vuole ottenere. Ora, nel panorama della comunicazione contemporanea, invaso dal libero abuso dell’artificio narrativo e della finizionalità, qual è il destino della Letteratura, quella con la maiuscola? Cosa resta da raccontare ai narratori? E come?
Filippo La Porta, nato a Roma nel 1952 è saggista, giornalista e critico letterario. Consulente editoriale e membro del comitato editoriale della Gaffi, collabora con numerose testate giornalistiche fra le quali il Corriere della sera, Il Riformista, Il Messaggero, XL, Left. Tra i suoi titoli: Pasolini. Uno gnostico innamorato della realtà (Le Lettere, 2002), Dizionario della critica militante ( con Giuseppe Leonelli, Bompiani, 2007); ha inoltre curato l’antologia É finita la controra. La nuova narrativa in Puglia (Manni, 2009). Il suo ultimo lavoro è Un’idea dell’Italia.
L’attualità nazionale nei libri (Aragno, 2012), ben centocinquanta recensioni di libri usciti in Italia nell’ultimo decennio in cui l’autore cerca di rintracciare i segni di una comune identità nazionale.
Davide Orecchio vive e lavora a Roma, dov’è nato nel 1969. Scrittore e giornalista (dirige il sito d’informazione rassegna.it), ha pubblicato nel 2012 Città distrutte. Sei biografie infedeli (Gaffi), una raccolta di racconti (o, semplicemente, storie) con la quale ha vinto il Premio Mondello Opera Italiana 2012, ed è finalista al Premio Napoli e al Premio Volponi 2012. Storico di formazione, ha pubblicato racconti su «Nazione Indiana» (di cui è anche redattore) e «Nuovi Argomenti». Alimenta un paio di blog personali (davideorecchio.it, sullasfalto.blog. rassegna.it).

Ore 21.30 Piazzetta Ar/Piazza del Carmine
E ”MASCIARE” - Performance di danza di strada
Con: Carolina Grandela (ES), Maria Robin (FR), Patricia Alvarez (ES), Natalia Bonanese (IT).
Masciara, donna potente e maga. La sua parola è salvezza o maledizione; al suo tocco le leggi della natura si sovvertono; ogni cosa le è possibile ed i luoghi che il suo passo ha attraversato non potranno mai più essere gli stessi.
“MASCIARE” è un progetto che porta in scena quattro danzatrici di nazionalità diverse (Spagna, Francia, Italia) per la prima volta insieme. La danza scorre tra movimenti primordiali e linee nello spazio, tra silenzio e suono. La forza del gruppo, come magia, coinvolge e sconvolge ciò che circonda le danzatrici trasportando il pubblico in mondi diversi, un mondo di danze singolari e diversissime attraversate dall’unicità dell’energia femminile in scena.

Venerdì 21 settembre
Ore 9.00 Istituto E. Tommasone
Antonio Ferrara - autore italiano per l’infanzia e l’adolescenza - incontra gli alunni delle Scuole Primarie di Lucera.
Ore 10.30 Istituto E. Tommasone
“Pane, albero e parole” - Laboratorio di scrittura creativa con gli alunni delle Scuole Primarie ideato e condotto da Gerardo Di Feo. Ore 12.00 Piazza Matteotti
“Pane, albero e parole” – performance espressiva a chiusura del laboratorio, ideata
e condotta da Gerardo Di Feo.
Ore 19.00 Piazza Oberdan
Antonio Menna, autore italiano, a colloquio con Pino Bruno.
L’otto ottobre 2011 Antonio Menna pubblicava sul suo blog un articolo - “Se Steve fosse nato in provincia di Napoli” - in cui provava ad immaginare le sorti di due giovani e geniali informatici dei Quartieri Spagnoli con una grande idea da brevettare. Nel giro di pochi giorni l’articolo colleziona più di 400.000 condivisioni sui social network e, ad oggi, ben 916 commenti, tanto da incoraggiare l’autore a trarne un romanzo: Se Steve Jobs fosse nato a Napoli (Sperling & Kupfer, 2012). Un caso letterario che nasce da un blog, dalla rete. A partire dalla sua esperienza proveremo a ragionare con l’autore di come e se l’infinito potenziale di diffusione della scrittura e delle idee che Internet offre “faccia bene” alla Letteratura. Siamo tutti scrittori? In che modo la tecnologia ha “liberato” la parola?
Antonio Menna, giornalista professionista ha collaborato con Il Mattino, Liberazione, Il Manifesto. Ha pubblicato, tra gli altri titoli, Ti lascio perché non mi ami più (Cento Autori, 2007), Cocaina & Cioccolato (Cicorivolta, 2007), Baciami molto (Cicorivolta, 2009) e L’indice di felicità applicato alla politica. Costruire la speranza (Edizioni Momenti-Ribera, 2012).
Pino Bruno è giornalista e autore di libri di divulgazione digitale. Tra i titoli pubblicati: Le parole della Rete (Mondadori Informatica, 2001), Il cittadino digitale (Mondadori Informatica, 2002), Dolce Stil Web (Sperling&Kupfer, 2009). Iscritto all’UGIS, l’Unione dei giornalisti scientifici italiani, dal 1995 al 2010 è stato consigliere regionale e nazionale dell’Ordine dei giornalisti. Nel suo blog personale - pinobruno.globalist.it - si occupa di tecnologia, scienza e cultura digitale.


Ore 21.30 Piazza Santa Caterina
“Le ragioni del viaggio” - reading spettacolo di Vito De Girolamo.
E dieci. 2003-2012. Dieci anni di Festival. Un viaggio sulle sponde del Mediterraneo, il mare che unisce e miscela popoli e cultura. Da questa esperienza nasce questo racconto in musica, che fa visita e sfiora alcune delle possibili declinazioni del viaggio (primo tema di quell’ormai lontana prima edizione); il viaggio come partenza, il viaggio come arrivo, il viaggio alla ricerca, il viaggio come desiderio.
In questo viaggio saranno compagne consapevoli le parole di alcuni degli autori che in questi dieci anni sono giunti (in viaggio) qui a Lucera per farsi conoscere e conoscerci. “Lucera non è uno di quei posti dove ti capita di passare. Non ci si arriva andando da qualche parte. A Lucera vai. O ci vai apposta, o niente; altrimenti si sta a casa” (Roberto Alajmo).
Vito Giovanni De Girolamo è nato nel 1976. Dopo il conseguimento della laurea in giurisprudenza accantona le possibili professioni connesse ed inizia la sua formazione attorale. Studia a Roma e segue numerosi laboratori teatrali (Angela Malfitano, Ian Algie, Emmanuell Gallot Lavallee, Els Commediants, Eugenio Sideri, Valter Malosti, Cesar Brie); dal 2007 collabora con la compagnia Teatrale Cerchio di Gesso. Tra gli spettacoli realizzati:
“L’Isola del tesoro rock”, “Un amore dell’altro mondo”, “Macbeth Night”, “i Corteggiatori”, “Poesia 2.0” e “Facciamo l’Italia”; di questi ultimi tre spettacoli ne ha curato la drammaturgia. Alla preponderante attività teatrale affianca quella di conduttore e presentatore.

Sabato 22 settembre

Ore 10.30 Aula magna Istituto Marrone
Antonio Menna presenta “Se Steve Jobs fosse nato a Napoli” agli alunni degli
Istituti superiori di Lucera. Modera Pino Bruno.
Ore 19.00 Piazza Tribunali
Brice Matthieussent, autore francese, a colloquio con Franca Cavagnoli.
Un traduttore ed un romanzo da riscrivere in un’altra lingua. La storia però è mediocre, il suo autore risulta odioso. In un impeto rivoluzionario, il traduttore comincia a cancellare progressivamente il testo, moltiplicando ed espandendo le note a piè di pagina – le N.d.T. – fino al suo trionfo sull’autore ed al suo insediamento nella parte alta della pagina. In La vendetta del traduttore (Marsilio Editori, 2012) il traduttore compie il gesto estremo di liberazione della parola, legata e relegata nei vincoli della lingua di chi per primo la scrive. Andando oltre l’escamotage narrativo brillantemente offertoci dal suo autore, il romanzo vuole essere il punto di partenza per una riflessione sulla traduzione letteraria. Fino a che punto e come la traduzione libera la parola (sempre che questo sia vero) e la rende universalmente comprensibile? Quali le libertà che un traduttore può rivendicare rispetto alle parole oggetto del proprio lavoro?
Per Brice Matthieussent l’attività di traduttore di autori di lingua inglese – soprattutto americani – comincia alla fine degli anni ’70. Da allora ha tradotto in francese i grandi nomi della letteratura contemporanea tra cui Charles Bukowski, John Fante, Paul Bowles, Jim Harrison. Nel 2001 è stato insignito del premio “UNESCOGallimard” per la sua traduzione di Eureka Street di Robert McLiam Wilson. Dal 1990 è anche direttore della collana “Fictives” per l’editore Christian Bourgois specializzato in letteratura americana. Matthieussent è anche professore di estetica presso l’École supérieure des beaux-arts di Marsiglia. É autore di numerosi saggi critici e scrive su diverse riviste tra cui «Le Magazine littéraire», «La Revue d’esthétique» e «Les Épisodes».
Franca Cavagnoli insegna Teoria e tecnica della traduzione inglese presso l’ISIT di Milano e l’Università degli Studi di Milano occupandosi soprattutto di letterature postcoloniali di lingua inglese. Ha tradotto libri di Toni Morrison, Nadine Gordimer, Jamaica Kincaid, J.M. Coetzee, V.S. Naipaul e David Malouf. Ha pubblicato il volume di saggi Il proprio e l’estraneo nella traduzione letteraria di lingua inglese (Polimetrica, 2010) e due romanzi, Una pioggia bruciante (Frassinelli, 2000) e Non si è seri a 17 anni (Frassinelli, 2007). Nel 2010 ha ricevuto il “Premio Fedrigoni” per la traduzione letteraria e nel 2011 il “Premio Gregor Von Rezzori” per la sua nuova traduzione di Il grande Gatsby. Nel 2012 ha pubblicato per Feltrinelli La voce del testo. L’arte e il mestiere di tradurre.
Ore 21.30 Piazzetta Del Vecchio
In collaborazione con *Festival *Troia *Teatro TEATRODILINA presenta:
“L’amore, il vento e la fine del mondo” parole da Qoèlet, Cantico dei Cantici e Apocalisse II° studio dal Cantico dei Cantici
Con: Francesco Colella, Silvia D’Amico, Leonardo Maddalena
Found footage music and sound: Giuseppe D’Amato
Musiche originali: Alessandro Linzitto - Linz
Scenografia: Salvo Ingala
Regia: Francesco Lagi
Un unico libro, la Bibbia, ad accomunare le tre grandi religioni monoteistiche nate nel Mediterraneo, la cui universalità va ben oltre la dimensione del “qui ed ora”. E tre sono i libri che la compagnia romana TEATRODILINA, partendo da materiali di non immediata teatrabilità, ha preso in considerazione come possibile racconto e metafora della condizione esistenziale dell’uomo, del suo essere al mondo: Qoèlet, Apocalisse e Cantico dei Cantici.
Proprio lo studio su quest’ultimo libro, quasi a mettere in scena una sfida tra teatro e letteratura, è quello che vi proporremo: un dialogo d’amore e sull’amore tra un uomo e una donna.
Al centro di tutto le parole, lo stupore che esse producono, la bellezza letteraria di questi testi, al di là della loro valenza religiosa.
Così, con queste parole, i protagonisti di “L’amore, il vento e la fine del mondo” hanno motivato la scelta di questa messa in scena: «Quello che prima di tutto ci ha attratto è la bellezza di questi testi, lo stupore che queste parole ci producono. Mettere in scena questi testi vuol dire soprattutto mettersi in rapporto con una letteratura grande, tanto grande a volte da annichilire, che parla dei temi dell’essere umano: dell’amore e della morte, del fine ultimo e dell’origine delle cose, del sogno e della salvezza. Ci siamo interrogati su queste parole, sul loro senso e sul loro motivo, per renderle per quello che sono, nella loro immediatezza e semplicità, per darle una vita nell’immediato al di fuori della riflessione, della meditazione e del contesto culturale e religioso in cui sono state concepite e poi discusse e commentate. È la chiave di lettura emotiva e narrativa che ci interessa, non quella strettamente mistica o religiosa, per restituire a questi testi la complessa semplicità che portano con sé da migliaia di anni, per fare semplicemente un viaggio nelle parole, nei suoni e nella musica che contengono».
Domeni ca 23 settem bre
Ore 11.00 Cortile Palazzo De Nicastri
Meir Shalev, autore israeliano, a colloquio con David Micheletti.
Albero genealogico dal cui unico ceppo si dipanano i rami di una grande famiglia: così, da un nucleo narrativo principale, Shalev fa partire una miriade di altre piccole storie ed aneddoti in cui il solido tronco assume le sembianze, tenere o austere, di un antenato, di un mitico capofamiglia, di una nonna, come accade in È andata così (Feltrinelli, 2010). Ma per quanto ci si possa allontanare da quel ceppo ben piantato nella terra, il linguaggio, il lessico, le parole – come esse vengono pronunciate ed il significato esclusivo che assumono all’interno di un gruppo – continuano a stabilire l’appartenenza di un individuo ad una comunità, disegnano una “topografia di famiglia”. La parola allora, nel momento in cui determina l’identità e le radici di un individuo, in che modo contribuisce alla sua liberazione?
Figlio del poeta Itzhak Shalev, Meir Shalev è nato a Nathal, un kibbutz agricolo, nel 1948. Si è poi trasferito a Gerusalemme dove ha a studiato psicologia alla Hebrew University. Padre di due figli, dopo un’esperienza come conduttore televisivo fra gli anni Settanta e Ottanta, si è dedicato a tempo pieno alla scrittura. Ha pubblicato libri per l’infanzia, una raccolta di saggi e vari romanzi, diventati bestseller internazionali. Tra le sue opere: E fiorirà il deserto (Rizzoli, 1990), Per amore di una donna (Frassinelli, 1999), Il pane di Sarah (Frassinelli, 2000), Storie piccole (Mondadori, 2000), La montagna blu (Frassinelli, 2002), Fontanella (Frassinelli, 2004), La casa delle grandi donne (Frassinelli, 2006), Il ragazzo e la colomba (Frassinelli, 2008).
David Micheletti è docente incaricato di Lingua e Pensiero Ebraico presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Perugia. Tra i suoi lavori: La “minut” di Qohelet, ’arirat alef (La maledizione dell’Alef), in Disonora il Padre «CO2 n. 2», Il razionalismo delle menti ebraiche, L’adepto di una razionalità occulta, L’impurità della sapienza greca e i sofismi della tradizione ebraica, in La Bellezza e il Nulla «Davar n. 3».

Ore 19.00 Largo Granata
Maram al-Masri, poetessa siriana, a colloquio con Costanza Ferrini.
Singole parole come amuleto che spesso si innalzano solitarie nel verso libero della poetessa, singole figure di donna, Anime scalze (Multimedia Edizioni, 2011) che spesso si aggirano tra i suoi componimenti alla ricerca di riscatto e dignità, magari attraverso l’amore come in Ti Guardo (Multimedia Edizioni, 2009). Libertà, libertà di parola, un diritto a molti negato: ma la poesia può essere una dimensione nella quale affrancarsi? Una parola ci libererà? Maram al-Masri è nata nel 1962 a Lattakia (Siria) e vive a Parigi dal 1982. Dopo un primo libro pubblicato nel 1984 a Damasco dal titolo Ti minaccio con una colomba bianca presso la casa editrice del Ministero dell’Educazione, ritorna alla poesia con Ciliegia rossa su piastrelle bianche, pubblicato a Tunisi (Edizioni L’Oro del Tempo, 1997) e salutato con entusiasmo dalla critica dei paesi arabi. Nel marzo 1998 le è stato conferito il premio del Forum culturale libanese in Francia. La sua poesia è stata inoltre inserita nel volume Non ho peccato abbastanza.
Antologie di poetesse arabe contemporanee (Mondadori, 2007). Maram al-Masri ha partecipato a numerosi festival internazionali di poesia in tutto il mondo e molte sue poesie sono state tradotte e pubblicate su riviste e siti specializzati in lingua spagnola, francese, inglese, tedesca, italiana, corsa e turca. Costanza Ferrini vive e lavora fra Perugia (tra gli ulivi della sua azienda che coltiva in modo biologico) e Roma.
Si occupa da molti anni di letteratura contemporanea del Mediterraneo. Fra le sue pubblicazioni in italiano ricordiamo Venature mediterranee: dialogo con scrittori di oggi e l’antologia in due volumi Lingua di mare, lingue di terra pubblicate entrambe da Mesogea.
Ore 21.00 Largo Granata
“Per sola patria i fogli e le parole” - H E R ed il suo violino interpretano la poesia
di Maram al-Masri.
Wallada è una principessa andalusa, canta e scrive del bello e dell’amore, nell’arte trova la sua consolazione e la sua libertà come a poche donne è concesso. H E R, la sua voce ed il suo violino, daranno voce a Wallada e alle altre donne della poesia di Maram al-Masri in una suggestiva performance.
Erma Pia Castriota, in arte H E R nasce a S.Giovanni Rotondo (Fg). Nel 1993 consegue a Benevento il Diploma in violino e quello in scenografia all’Accademia di Belle Arti di Foggia. Il suo debutto artistico è nel teatro su un testo di Goldoni, La Bottega del caffè di cui firma le musiche. Nel cinema, come attrice, interpreta dapprima “la donna ideale” nel film Cartoni animati di Franco e Sergio Citti del 1996, e poi quello di “Luly” nel film Mater Natura di Massimo Andrei che nell’edizione 2004 del Festival del cinema di Venezia ottiene il “Premio del pubblico” nella Settimana della Critica. H E R si ritaglia un proprio spazio come violino solista dapprima nel gruppo Nidi d’Arac e poi con Teresa De Sio. Numerose le collaborazioni con altri artisti fra i quali: Amalia Grè, Agricantus, Eugenio Bennato, Roy Paci, Petra Magoni e Donatella Rettore. Nel novembre 2008 la sua sperimentazione ha nome Magma (Core-EDEL). Da marzo 2010 collabora con il regista Luciano Melchionna nello spettacolo.
Dignità autonome di prostituzione. Il 2011 vede la sua partecipazione ad un progetto speciale Diwan con Franco Battiato. Nel 2011 H E R è inoltre impegnata nel lavoro di adattamento e arrangiamento musicale di brani di Matteo Salvatore in occasione dello spettacolo di teatro-musica Il bene mio.

Ore 22.30 Chiusura del Festival
Orari e luoghi del Festival potrebbero subire variazioni.
In caso di pioggia tutti gli eventi si terranno presso Galleria Manfredi.

Torna indietro
Stampa
© Lucerabynight.it e una realizzazione mediaweb-grafic