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Software libero:uno strumento per lo sviluppo della società dell’informazione… e non solo

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L’espressione software libero si riferisce alla libertà dell’utente di usare e migliorare il software. Più precisamente, può essere riassunto in quattro libertà fondamentali, che tuttavia sono incrementabili:

•libertà di eseguire il programma, per qualsiasi scopo;

•libertà di studiare come funziona il programma e adattarlo alle proprie necessità (l’accesso al codice sorgente ne è un prerequisito);

•libertà di ridistribuire copie in modo da aiutare il prossimo;

•libertà di migliorare il programma e distribuirne pubblicamente i miglioramenti, in modo tale che tutta la comunità ne tragga beneficio (anche in questo caso l’accesso al codice sorgente ne è un prerequisito).

 

La principale differenza tra software libero e proprietario è stata descritta da Eric S. Raymond come quella che passa tra mercanti e costruttori di cattedrali: gli uni collaborano insieme per creare un “prodotto” che possa soddisfare ogni cliente e sono sempre disposti ad accettare nuovi collaboratori che diano nuova vita al mercato; gli altri creano “prodotti” che possano soddisfare la maggior parte dei clienti tenendone segreto ogni componente, in modo che loro soltanto possano ampliarli. Questo si ripercuote pesantemente sul tipo di persone che abitualmente è possibile trovare nei due ambiti: i primi non lavorano necessariamente o soltanto per denaro, ma per migliorare le loro capacità e ottenerne il riconoscimento all’interno del loro ambiente, in termini di fama personale. Lo stesso modo di affrontare i problemi è completamente differente: se un “mercante” riconosce un problema è pronto a mettersi al lavoro per risolverlo, in modo che lavorando insieme si possano trovare e risolvere più problemi in meno tempo; ciò non può accadere nelle “cattedrali” sia per inferiorità numerica dei “costruttori” sia perché chi trova un problema raramente ha i mezzi (l’accesso al codice sorgente, ad esempio) per risolverlo e deve aspettare che sia un costruttore a farlo. Di conseguenza, nel software libero prevale la full disclosure, ovvero il rendere pubblici tutti i problemi del software in modo che tutti possano sapere dove e come si verificano e correre ai ripari riparandoli velocemente, mentre in quello proprietario vige la non disclosure e la security through obscurity ovvero il mantenere quanto più segreti i problemi del software per evitare che possano essere usati per danneggiare gli utenti durante tutto il periodo per il quale rimangono senza soluzioni.

 

Questa definizione è stata formulata agli inizi degli anni ‘80, quando lo sviluppo del software cominciò a passare di mano dalle università alle aziende (software proprietario), ponendo un pesante freno alla collaborazione che caratterizzava il lavoro di gran parte dei programmatori e dei sistemisti; fino ad allora la creazione del software era stata fatta da università, ma ora si andavano moltiplicando contratti che tra le clausole imponevano agli sviluppatori di mantenere il segreto sui metodi utilizzati per lo sviluppo di sistemi e applicazioni. In questo modo le aziende cominciavano a difendere i propri diritti d’autore e si assicuravano il controllo dei propri clienti che, senza più poter vedere e modificare il codice sorgente del software, non potevano più adattarlo alle loro esigenze ma dovevano chiedere alle aziende di farlo per loro. Nel 1983 Richard Stallman fondò il Progetto GNU con l’intenzione di creare un sistema operativo completamente libero. Grazie alla collaborazione di molti sviluppatori volontari, all’uso di Internet per la coordinazione del progetto e al kernel Linux di Linus Torvalds, nel 1991 nacque GNU/Linux, un clone di UNIX liberamente distribuibile e modificabile.

La maggior parte del software libero viene distribuito con licenza GNU GPL, scritta da Richard Stallman e Eben Moglen per garantire legalmente a tutti gli utenti le sopra riportate quattro libertà fondamentali.

La differenza sostanziale tra la produzione di software proprietario e libero sta nel fatto che, nel primo caso si tratta di un prodotto (come una macchina o un tavolo) mentre nel secondo si vende un

servizio e quindi ciò che conta è riuscire a offrire un servizio e una assistenza migliore possibili. Nel primo caso, invece, l'acquirente è legato al produttore a prescindere dalla qualità del prodotto e dei servizi offerti. Quindi il modello di business tradizionale viene completamente stravolto in favore dell’utente e della migliore qualità del software prodotto. Per quanto riguarda le aziende, i principali vantaggi consistono nell’assoluta indipendenza dal produttore e dalle sue scelte di business e la possibilità di apportare migliorie e risolvere problemi senza aspettare la prossima release da parte del produttore.

 

Due esempi: Vivernet e Hyperjournal

Vivernet è un’impresa che ha sviluppato un software libero che valuta le proposte degli abitanti di questa regione e assegna, ai meritevoli, una struttura (uffici, pc, software libero, accessibilità e connettività) che per due anni funziona da “incubatore d’impresa”. Tale modalità ha consentito in alcune regioni di creare occupazione, sviluppare il tessuto sociale e industriale della zona, diffondere il software libero, a partire dalle scuole e dalle università. Emblematico è il caso dell’Extremadura, una delle regioni più povere della Spagna centro-meridionale, ai confini col Portogallo. La giunta regionale dell’Extremadura è stata la prima amministrazione pubblica europea che ha sviluppato una propria distribuzione Open Source LinEx. Capofila del progetto è stata l’Università della regione Dai primi risultati si è registrato come il reddito pro-capite in Extremadura è raddoppiato nell’ultimo decennio, il tasso di disoccupazione è in costante diminuzione; nelle scuole si è raggiunta la fatidica proporzione di 1 pc ogni 2 studenti; sono nate in pochi anni oltre 100 nuove imprese grazie a Vivernet (http://www.vivernet.net/), oltre 30 richieste di collaborazione da pubbliche amministrazioni di tutto il mondo.

Da quando la regione spagnola ha ufficialmente scelto il sistema operativo Linux per i personal computer delle proprie scuole ed uffici amministrativi, per la prima volta in Europa un sistema scolastico pubblico ha sperimentato sul campo la filosofia dell’open-source con una mossa che ha fatto risparmiare all’ammistrazione dell’Extremadura qualcosa come sette milioni di dollari all’anno in costi di licenza. Il governo di Merida ha prodotto 80mila cd-rom contenenti il sistema operativo Debian Linux (insieme ad altri pacchetti di software gratuito) per distribuirli direttamente nelle 670 scuole pubbliche della zona ed indirettamente ai singoli cittadini grazie all’aiuto di alcuni quotidiani locali.

HyperJournal è un software open source per pubblicare riviste scientifiche. Lanascita di questo software è legata al sostanziale predominio che hanno gli editori di riviste scientifiche sulla diffusione (e sul finanziamento) delle teorie scientifiche. Esistono degli indici che indicano le migliori riviste scientifiche e le università, enti di ricerca, biblioteche ecc. non possono fare a meno di acquistarle. Gli scienziati e i ricercatori devono, per far conoscere le loro teorie o le loro scoperte, pubblicare a pagamento sulle migliori riviste. Inoltre devono comprare queste riviste se vogliono conoscere il lavoro dei loro colleghi. Il risultato è un fiume di denaro agli editori e la “selezione” delle idee. HyperJournal (http://www.hjournal.org/) consente invece la libera pubblicazione, condivisione, indicizzazione e – fondamentale – la citazione delle opere. HJ consente di inserire in un documento i link ai testi citati ma anche i link ai testi che citano il documento stesso. Inutile dire il vantaggio enorme apportato alla ricerca.

 

 

Massimiliano Monaco

 

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